Pensavo tra me e me che è davvero poco il tempo che ci resta e il tempo che ci è dato di vivere. Eppure è la nostra condizione umana: non c’è vita senza morte. Se così non fosse, forse, non potremmo cogliere l’essenza e apprezzare le sfumature di questa nostra breve esistenza.
Nonostante questa evidente considerazione, la nostra fragilità in questo mondo, è un pensiero che ci coglie raramente. Cerchiamo di rimuoverlo perché sarebbe troppo pesante da sopportare costantemente.
Ma ogni tanto è bene ricordarlo:
il tempo che abbiamo a disposizione per manifestare le nostre emozioni, per amare, per ringraziare, per fare anche solo una semplice carezza, è assurdamente limitato.
Non perdiamo l’occasione di essere gentili.
Sii dolce con me. Sii gentile.
E’ breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.
Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci –
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore. nei libri.
Mariangela Gualtieri
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“E ridiamo insieme che ridiamo sempre, sempre, sempre
Ma non basta mai, mai” (dedicato)